I solisti aquilani

 

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I solisti aquilani
Domenica 20 marzo, ore 17
CONCERTO APERITIVO

 

I SOLISTI AQUILANI
FLAVIO EMILIO SCOGNA, direttore

L'apertura è affidata a Mozart e alla  Nacht-musik K. 525, una piccola serenata notturna di piacevole ascolto, dalla scrittura semplice e lineare e dai segni armonici chiari e precisi, che denotano un classicismo equilibrato e sereno. Il dato rilevante è la limpidezza e la trasparenza quartettistica del suono e l'omogeneità e la fusione degli impasti strumentali, in obbedienza alle regole di un discorso musicale accessibile a tutti e senza quei risvolti tragici e quei tormenti spirituali che pur esistono nell'arte mozartiana.

 
Atmosfere dal sapore "antico" e leggendario con il secondo brano in esecuzione, Danze Rumene di Bartok. Compositore che, tra i maggiori della internazionale «generazione dell'Ottanta» o giù di lì, è stato ormai messo alla pari con Schönberg, Strawinsky e Hindemith, Bela Bartok è ungherese fin nelle midolla ed è meritevole di studi etnologico-musicali di primissima importanza, condotti e riferiti con metodo perfettamente scientifico e, fatto importantissimo,  tale «humus» nazionalistico fu da lui trasposto, ma trasfigurato, anche nelle sue composizioni di musica «pura».
 
Un esempio di questa relazione tra la tradizione popolare e la personale appropriazione di essa da parte del compositore è rappresentato proprio da Danze rumene,  scritta da Bartok prima per pianoforte, nel 1915, poi nel 1917 strumentata per piccola orchestra. Tutte collegate, queste Danze dichiarano precisi riferimenti regionali cui rispettivamente hanno attinto; e formano un tutto compatto, nell'ambiente armonico modale ovviamente omogeneo, nella sequenza e nei contrasti dinamici e ritmici, oltre che in quelli espressivi, dall'accorata e nostalgica malinconia all'allegria sfrenata. Gran finale con la Serenata per archi di Ciaikosvkij.
 
Scritta tra il settembre ed il novembre del 1880, ed eseguita per la prima volta a Pietroburgo il 30 ottobre del 1881, la Serenata op. 48 è dedicata a Kostantin Karlovic Albrecht, violoncellista e compositore , fondatore con N. Rubinstejn del Conservatorio di Mosca, e amico intimo del musicista. Suddivisa in quattro movimentila Serenata propone strutture linguistiche proprie del XVIII secolo, nella regolare struttura delle frasi melodiche, nell'ordinato cadenzare del discorso armonico, nel ricorrere ai piccoli fugati molto di maniera. La voglia di oggettività espressiva scevra da coinvolgimenti emotivi pare dunque essere la parola d'ordine dell'intera composizione, se non fosse per quel continuo apparire e sparire di brevi incisi melodici che portano con sé il profondo ed amaro sapore del melanconico mondo caikovskiano.Perché vederlo?

Ancora accostamenti suggestivi in questo programma presentato da una delle orchestre d'archi italiane più prestigiose e conosciute. La celeberrima Serenata mozartiana Eine Kleine Nachtmusik e la splendida Serenata di Tchaikovsky composte ad un secolo di distanza ci condurranno fino alle entusiasmanti Danze popolari rumene del rivoluzionario Bartok.